Chi lavora nella progettazione di corsi online e nella formazione aziendale con il supporto dell’intelligenza artificiale dovrebbe porsi sempre una domanda: Posso usare i contenuti generati dall’intelligenza artificiale senza violare il diritto d’autore?
Oggi più che mai, è questa LA domanda, visto il crescente uso dell’IA per creare materiali formativi, testuali e visivi.
Non è una domanda da poco. L’IA ci pone di fronte a questioni legali ed etiche che è bene non ignorare.
Premetto, il diritto d’autore non è una mia materia. Non sono un esperto. Quelle che seguono sono considerazioni basate sull’esperienza e su quanto conosco in merito alla gestione dei contenuti editoriali. Anzi, se sei una persona per cui la giurisprudenza e le questioni di copyright non hanno segreti, ti invito a dare il tuo contributo alla discussione. Ma continuiamo…
Il copyright nell’era dell’IA
Sappiamo che l’intelligenza artificiale generativa crea nuovi contenuti partendo da ciò che ha appreso durante l’addestramento, basato su dati e informazioni già esistenti: testi, immagini, articoli, citazioni, molti dei quali reperibili online. Non si tratta di un semplice copia-incolla, ma di una rielaborazione di ciò l’IA che ha “letto”. Tuttavia, resta aperta una questione: se e fino a che punto l’uso di materiali protetti da copyright, anche solo come fonte di ispirazione o apprendimento, può essere definito legittimo? Quando viola il diritto d’autore? La risposta non è semplice e dipende da diversi fattori, tra cui il tipo di contenuti coinvolti, l’uso che se ne fa e le normative in vigore nei diversi Paesi.
L’uso dell’intelligenza artificiale solleva ancora molte incertezze legali. Diversi tribunali stanno cercando di chiarire i limiti normativi, ma il quadro è ancora in evoluzione.
I principali aspetti critici sono due:
- Chi detiene i diritti sulle opere create dall’IA?
Se un contenuto è generato completamente da un’IA, senza un vero contributo umano, non può essere protetto dal diritto d’autore. L’IA, infatti, è considerata uno strumento, non un autore e quindi come soggetto creativo titolare di diritti. Perché un’opera sia tutelabile, serve che dietro ci sia una persona con un’idea originale. Non è sufficiente quindi saper scrivere un prompt per creare un contenuto che possa dirsi figlio dell’autore “umano”. - Si possono usare opere coperte da copyright per addestrare l’IA?
I modelli di IA sono addestrati anche su dati raccolti sul web, dati che includono contenuti e opere protette da diritto d’autore. Riprodurre ed estrarre queste opere per il “training” dell’IA è, di per sé, soggetto al diritto d’autore e richiede l’autorizzazione dei titolari dei diritti, a meno che quei contenuti non rientrino in un’eccezione legale (ad esempio, se l’autore li cede con licenza Creative Common).
Progettare corsi online con l’IA: implicazioni operative
Nel mondo dell’e-learning, queste incertezze si traducono in sfide pratiche concrete. Se chiedo a un sistema di intelligenza artificiale di aiutarmi a scrivere un modulo formativo sulla gestione del tempo, quanto posso essere certo che il risultato generato non stia violando diritti di autori di libri o corsi esistenti? La risposta non è semplice.
Lo stesso vale per le immagini e la grafica: molti strumenti IA per la creazione di immagini sono stati addestrati su foto e illustrazioni protette. Usare queste immagini in un corso aziendale potrebbe comportare rischi legali. Anche chiedere all’IA di riassumere o adattare materiali formativi esistenti può sembrare innocuo, ma potrebbe configurarsi come uso improprio di contenuti protetti.
Come ridurre i rischi di violazioni del copyright con l’IA nei corsi e-learning
Nel mio lavoro quotidiano cerco di adottare alcuni accorgimenti per ridurre i rischi, mantenendo alta la qualità dei contenuti.
Dalla mia esperienza nell’uso dell’AI per la formazione (ne ho parlato qui), ho sviluppato alcuni accorgimenti.
Prima di tutto, uso l’AI come punto di partenza, non di arrivo. Non copio mai direttamente i contenuti generati dall’AI. Verifico l’informazione (fin dove posso arrivare) e ricontrollo la coerenza di quanto l’IA ha generato con la richiesta che ho inserito. Uso quei contenuti come bozza da rielaborare, personalizzare e arricchire con il flusso dei miei ragionamenti e con altro materiale.
Cerco poi di diversificare le fonti. Non mi affido a un solo strumento IA. Confronto output diversi e integro sempre i risultati con ricerche “tradizionali” e analisi di contenuti originali. Allo stesso tempo, tengo traccia del processo creativo dell’IA, quali prompt ho usato e come ho rielaborato i contenuti: questo sia per evitare di reinventare la ruota per ogni richiesta, sia per acquisire maggiore sensibilità nell’individuare eventuali bias dell’IA.
Un altro nodo sensibile è il tema delle fonti: l’IA non riporta da dove provengano le informazioni che elabora e quando glielo si chiede non è detto che le riporti correttamente. Nella scrittura del prompt chiedo all’IA di citarmi le fonti e – questo capita sovente – di considerare solo ad articoli scientifici o fonti istituzionali, vincolandola così a una ricerca on line mirata e ristretta.
Il partecipante a un corso ha di per sé diritto a sapere quali contenuti hanno dato vita al corso che sta seguendo. Di norma è una domanda che non ci si pone, o meglio non ci si doveva porre fino a poco tempo fa, perché nella maggioranza dei casi il collegamento tra contenuti del corso e documentazione aziendale, ufficiale o istituzionale era diretto. Con l’intelligenza artificiale questo legame diventa meno trasparente: per questo è ancora più importante mantenere alta l’attenzione sulla tracciabilità e sull’attendibilità delle fonti.
Come addetti ai lavori (HR manager, training manager, formatori, società di formazione…) abbiamo la responsabilità di garantire l’accuratezza e l’affidabilità dei contenuti, anche quando vengono usati strumenti automatizzati a supporto della loro creazione. L’IA è una risorsa senz’altro utile, ma solo se gestita con consapevolezza, metodo e spirito critico.
Analizzare, validare, adattare i contenuti in base al contesto e agli obiettivi formativi è ciò che dà valore a ogni corso. Le nostre competenze professionali da una parte e il raggiungimento degli obiettivi formativi aziendali dall’altra devono sempre guidare l’esperienza di apprendimento.
Riflessioni operative per usare l’IA in sicurezza nella formazione online
Ragionando su questi temi, è possibile individuare qualche buona pratica d’uso dell’IA?
Più che parlare di regole assolute, preferisco condividere un approccio possibile, a partire da ciò che ho imparato sperimentando l’IA nei progetti formativi.
Credo sia fondamentale creare una policy aziendale chiara che definisca regole precise su come e quando usare l’AI nei progetti formativi, includendo considerazioni legali, etiche e di controllo. Altrettanto importante è avere una formazione di base che permetta per lo meno di comprendere i rischi e l’impatto che può avere l’uso di contenuti generati dall’intelligenza artificiale.
L’AI dovrebbe migliorare l’esperienza formativa, non sostituire completamente la creatività e l’esperienza e le competenze umane.
C’è poi un aspetto ancora poco discusso: cosa succede se si usa, anche inconsapevolmente, un contenuto generato dall’AI… per crearne un altro? È considerabile plagio? Il rischio è reale. I contenuti generati artificialmente circolano ovunque (sui siti, nei blog, nei social, perfino nei brani musicali e nei video). A volte è facile individuarli perché usano un linguaggio generico con formule ricorrenti, ma non sempre è semplice distinguere un testo umano da uno artificiale. Per questo, è bene fare una verifica del materiale testuale prima darlo in pasto all’IA. Come? Passando il contenuto attraverso un software antiplagio. Ne esistono diversi online, alcuni gratuiti fino a un certo numero di caratteri. Non è solo una precauzione utile: potrebbe diventare uno standard da seguire da integrare direttamente nel flusso di lavoro.
In ogni caso, vale la pena prendersi la briga di consultare un esperto di proprietà intellettuale, soprattutto quando si lavora su contenuti destinati a essere pubblicati o diffusi in ambito aziendale.
Non è solo una questione legale: è un modo per rafforzare la credibilità del proprio lavoro e garantire trasparenza nei confronti di chi fruisce della formazione.
Domande su IA e diritto d’autore nella formazione
Se usi l’intelligenza artificiale per generare contenuti da sfruttare nei tuoi corsi, è normale chiedersi fin dove puoi spingerti in relazione al diritto d’autore. Fondamentalmente le domande a cui rispondere sono 3:
Chi è il titolare del copyright, ossia il vero autore, di un contenuto generato con l’intelligenza artificiale?
Attualmente, il diritto d’autore è riconosciuto solo ai contenuti con un contributo creativo umano. Se l’opera è creata interamente dall’IA, non puoi rivendicarne la proprietà intellettuale. In pratica: puoi usarla (se la licenza lo permette), ma non puoi considerarti l’autore.
È legale usare immagini o testi creati dall’IA in un corso aziendale?
Dipende. Se l’IA ha usato materiale protetto da copyright per l’addestramento, c’è effettivamente un rischio legale, soprattutto se il contenuto è simile all’originale (sai che Disney e Universal hanno avviato una causa negli Stati Uniti contro Midjourney per riproduzione non autorizzata di personaggi come Shrek o Spider-Man? Qui trovi l’articolo del Time). Verifica sempre la provenienza dei contenuti, specialmente se sono destinati a un uso commerciale o pubblico.
Quali accorgimenti adottare per evitare violazioni del diritto d’autore nei contenuti formativi?
Usare l’IA come punto di partenza, non come fonte definitiva. Rivedere e personalizzare i testi, verificare le fonti e, quando necessario, consultare un esperto di proprietà intellettuale. Attenzione massima devono porla i fornitori di contenuti e-learning o chi vende corsi online, ma è bene sapere che anche se non si è direttamente responsabili della violazione, se ne potrebbero comunque subire le conseguenze.
Un esempio? Hai acquistato un pacchetto di lezioni video su tecniche di comunicazione, che poi rivendi sul tuo sito. Il creatore del corso, per velocizzare la produzione, ha usato testi generati da un’IA senza rielaborarli e immagini AI ispirate a fotografie di Getty o Unsplash. L’agenzia di comunicazione si accorge che una delle immagini somiglia a una usata per una sua campagna e manda una lettera di diffida al fornitore. Anche se non si è i creatori del contenuto che viola il diritto d’autore, chi vende il corso è titolare commerciale e quindi legalmente esposto. Nel dubbio, meglio investire un’ora con un legale che ricostruire settimane di lavoro…
Conclusioni
Se un contenuto viene generato da un’IA, chi ne è davvero autore? E se usiamo qualcosa creato da un’altra IA, magari pubblicato online senza indicazioni chiare, possiamo davvero riutilizzarlo senza rischi?
Usiamo l’IA nei progetti formativi con reale consapevolezza? Sappiamo dove mettere il limite?
Quali rischi corriamo? Vogliamo davvero trovarci con un contenuto apparentemente perfetto, ma con fondamenta fragili?
Non tutto è scritto sulla pietra, anche perché su certi temi non esistono ancora le pietre 😊, ma proprio per questa ragione serve metodo.
Serve prendersi il tempo per formarsi e darsi delle regole su cosa si può fare e cosa no. Serve dotarsi di strumenti per controllare i contenuti prodotti (app antiplagio, check delle fonti, revisioni editoriali). Serve soprattutto mettere sul tavolo dubbi, con trasparenza e consapevolezza.
Il contenuto forse sarà meno perfetto, ma sarà nostro e sarà fatto bene, più solido anche dal punto di vista del diritto d’autore.
Se questo articolo ti è piaciuto, condividilo sui social e lascia un commento con le tue esperienze o consigli: la tua opinione e il tuo supporto contano!
Gli altri post sull’e-learning li trovi qui.
Images by Stefan Schweihofer and Katharina N from Pixabay
ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER per non perdere i futuri post!