La flessibilità, la capacità apprendere con il “proprio ritmo”, è una delle caratteristiche più esaltanti dell’elearning. Ora, nessuno mette in dubbio che la flessibilità sia un punto forte dell’elearning, ma siamo tutti consapevoli che l’autonomia nella gestione del tempo di formazione può portare a procrastinare, a volte ad abbandonare, un corso per il sopravvenire di altri impegni, altre scadenze, altri interessi…

Nelle aziende gli enti di formazione cercano di rendere le persone sempre più responsabili del proprio percorso formativo. Le persone devono essere indipendenti, organizzate e motivate, in grado guidare il proprio apprendimento. Questo per due ragioni:

  1. la formazione fatta cadere dall’alto ha un appeal decisamente minore. Meglio quindi lasciare che, almeno in parte, siano le persone a individuare nell’offerta formativa quali attività possono consentire loro di migliorare le proprie competenze e conoscenze.
  2. una maggiore libertà sulle scelte formative fa emergere chi in azienda ha a cuore la propria crescita professionale (in sintesi, chi rimane aggiornato). Per un’azienda questo è un elemento importante, perché le consente di individuare su chi poter puntare negli anni a venire e quali siano gli interessi reali delle persone che vi lavorano, al di là del ruolo che svolgono in quello specifico momento.

Ad ogni modo, una persona che abbandona o non termina un’attività formativa lancia all’azienda un segnale.

Come è possibile conciliare la flessibilità con la necessità della formazione? Al di là dell’obbligatorietà o dell’interesse per i contenuti del singolo corso, delle sue meccaniche e strategie di coinvolgimento (gamification, alto livello di interazioni, scenari, microlerning ecc.) che servono a tenere incollato il partecipante al video, è possibile usare altre leve: la ragione e l’organizzazione.

In fondo, nelle azioni quotidiane spesso riusciamo meglio se sappiamo la ragione, il “perchè”, di quel che facciamo: abbiamo bisogno di aver chiaro perché dovremmo impegnarci, di sentirci protagonisti delle nostre scelte.

Dare un ordine a quel che facciamo ci consente invece di governare meglio il tempo e ridurre le fonti di distrazione. Non sei d’accordo?

Ecco alcune dritte per chi deve progettare e gestire la formazione on line.

Rendere familiare il programma

Per un’attività formativa, il programma rappresenta il piano di gioco; riporta la struttura, i tempi, le istruzioni per la fruizione dei contenuti, il tipo di valutazione ecc. Comunicare correttamente il programma del corso orienta lo studente e gli indica che cosa ci si aspetta da lui. In un certo senso, il programma è un modo per famigliarizzare con i contenuti, possiamo dire che è il colpo d’occhio sulla vetrina di un negozio in cui devi decidere se entrare per acquistare. Da quel colpo d’occhio lo studente genera delle aspettative e, quindi, delle motivazioni…

Pianificare

Perché non invitare gli studenti a darsi dei tempi di studio, a pianificare la formazione in slot (quotidiani, settimanali, in un orario stabilito…)? Se l’utenza del corso ha una certa facilità a perdersi, allora meglio accompagnarla nella formazione. La gestione del tempo è vitale per la formazione on line.

Disegna una strategia che possa stimolare la sua “dedizione” al corso: per esempio, puoi inviare dei remind in automatico, puoi far salire uno studente di livello o fargli ottenere un badge per ogni giorno in cui rispetta il programma di studio, puoi sbloccare contenuti speciali a fine settimana, fissargli degli appuntamenti con un tutor ecc.

La pianificazione va di pari passo con l’integrazione della formazione nei processi aziendali. L’efficacia di un’attività formativa è maggiore se questa è parte di un sistema ben strutturato. Per approfondire questo aspetto ti rimando a un precedente post. Lo trovi  qui

Far dialogare gli studenti

Costruire una community di apprendimento, dentro o fuori della piattaforma LMS (ad esempio, su Facebook o su Whatsapp), aumenta la possibilità che gli utenti si sentano parte di un gruppo e si supportino, esattamente come le dinamiche di una classe di scuola. Non dare più di tanto peso al fatto che le interazioni siano poche: questo capita in gran parte delle community on line. Molti preferiscono semplicemente osservare quel che accade, senza lasciarsi coinvolgere realmente nelle discussioni, un po’ come gli anziani che guardano i cantieri…

Ciò non toglie che per gli studenti può essere un valido supporto avere un punto di incontro per cercare risposte, suggerimenti, esperienze a cui non avrebbero acceso seguendo il corso da soli: è l’apprendimento tra pari, ossia quel sano brainstorming  coloro che stanno seguendo il corso scambiano e condividono informazioni per il mutuo accrescimento.

Una community opportunamente gestita coinvolta dà valore al processo formativo e ne aumenta l’efficacia.

Esserci

Ultimo punto, ma non meno importante, è la presenza di qualcuno che non faccia sentire solo e isolato lo studente. Mi riferisco a una figura ben identificabile che affianchi lo studente nel corso della sua attività formativa (un tutor, un docente, un esperto della materia, uno studente che ha già seguito il corso in una precedente edizione ecc.). Non lasciare mai gli studenti in balia di se stessi. Devono poter sapere di poter contare su qualcuno, al di là della possibilità di avere o meno a che fare con una community, soprattutto quando il corso è nella sua prima settimana di vita: è bene aspettarsi domande, richieste di chiarimenti sui contenuti e sulle dinamiche di apprendimento. Lasciare inevase le queste domande per più di 24 ore è un boomerang e rischia di vanificare parte del lavoro fatto.

Nella formazione non esiste improvvisazione!

Per concludere, ci tengo a precisare che non esiste una trucco che garantisca il successo di un corso online (questo vale anche per i corsi in aula però…), anche perché è l’esperienza di apprendimento che lo determina, ma con una solida strategia per l’apprendimento, specifica per l’online, l’apprendimento porta gli studenti a essere protagonisti, non semplici spettatori, della propria formazione e crescita professionale.

Per avere successo è necessario quindi utile e necessario che chi apprende goda dell’opportunità di apprendimento.

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