Babyboomers, generazione X, generazione Y,  generazione Z, millenials…

Siamo sicuri che concentrarsi sulle differenze di apprendimento generazionale sia la strada giusta per l’efficacia formativa?

Io condivido fermamente quel che Ferruccio Fiordispini ha scritto in un articolo per l’edizione italiana dell’Harvard Business Review: nei percorsi formativi “lo schema rigido delle tre età (giovani=studi; adulti=lavoro; anziani=pensione), modello tipico delle società sviluppate del XX secolo, non è più sostenibile sia dal punto di vista finanziario sia da quello sociale, oltre che umano”.

Davvero la differenza generazionale è una variabile così importante da essere presa in considerazione durante la progettazione della formazione? Le esigenze dei giovani non necessariamente sono connesso ad aspetti generazionali.

Certo, è necessario tenere conto dei linguaggi diversi, dello slang delle diverse generazioni, ma è altrettanto necessario mettere da parte gli stereotipi e i pregiudizi generazionali.

Fattori situazionali

Esistono invece dei fattori situazionali che influenzano l’apprendimento, slegati dall’appartenenza a una generazione piuttosto che un’altra. Quali?

  1. L’esperienza lavorativa
  2. L’aver cambiato ruolo/responsabilità nel tempo
  3. Il tempo a disposizione e il carico di lavoro
  4. La capacità di attenzione.

L’esperienza di progettista di corsi e-learning mi insegna che non sono solo le nuove generazioni a preferire scenari interattivi e microlearning. Chiunque sa di avere un tempo limitato da dedicare alla formazione preferisce avere a che fare con contenuti smart.

Una persona con grande esperienza lavorativa può avere quindi le stesse necessità formative di un giovane all’inizio della carriera. Basta pensare alle conoscenze da acquisire quando vengono introdotti nell’organizzazione nuovi processi o quando devono essere incorporate nel flusso di lavoro nuove normative (ad esempio, come avvenuto di recente con il GDPR).

In soldoni, chi apprende ha poche ma chiare richieste legate al suo percorso di apprendimento.

L’attività formativa deve essere:

  • disponibile quando serve (accessibile 24 ore su 24, 7 giorni su 7);
  • pensata su più formati e per diversi approcci;
  • esaustiva ed essenziale per contenuti;
  • rilevante per il lavoro, per il ruolo e le responsabilità ricoperte;
  • aperta all’apprendimento collaborativo.

Quanto gli aspetti generazionali incidono su queste necessità? Poco!

Meglio focalizzarsi allora su come costruire un contenuto educativo che risponda sì ai fabbisogni formativi, ma anche alle richieste dell’utenza, al di là dell’appartenenza a una generazione specifica.

Il principio della reciprocità

reciprocità elearningSe proprio dobbiamo parlare di generazioni, facciamolo pensando alla complementarietà, non alle differenze.

Lasciare interagire le persone di provenienza diversa nelle attività formative è una risorsa preziosa per la crescita e l’aggiornamento professionale. L’apprendimento tra pari e l’apprendimento dal basso sono strumenti a disposizione del training. Generano stimoli e contenuti. Perché allora non mettere tutto a sistema?

La reciprocità intergenerazionale è un principio da non sottostimare.

La collaborazione formativa tra “vecchi” e “giovani” è parte di un sistema formativo virtuoso in grado di ottimizzare lo scambio di conoscenze. Il trasferimento di competenze ed esperienze non sarà forse spontaneo, ma può essere facilitato da una gestione programmata, consapevole e sinergica della formazione.

Una certezza

Chi opera in ambito formativo è consapevole di quanto l’apprendimento sia utile e indispensabile a qualsiasi età e di quanto possano apportare i giusti stimoli motivazionali ed emotivi.

Teniamo quindi sempre presenti i requisiti e le richieste dei destinatari della formazione, al di là della loro età anagrafica. Progettiamo interventi formativi basati su situazioni, coinvolgenti e con alto livello di interazione.

In sintesi, per facilitare l’apprendimento basiamoci di più sui dati e meno sugli stereotipi legati all’età. Meglio concentrarsi maggiormente sull’accesso ai contenuti formativi e sulla coerenza con le necessità del target.

Per chi si occupa di progettazione dell’e-learning la priorità sarà rendere i contenuti fruibili e chiari per tutti i destinatari, indipendentemente dalla loro età anagrafica, pensando a come trasmettere i contenuti essenziali in maniera coinvolgente.

Prima di lasciarti, ti suggerisco una lettura: l’articolo Portrait of the Modern Learner (mi ha dato l’idea per scrivere questo post). Sono certo che lo troverai interessante.

Hai un’esperienza formativa da raccontare a questo proposito? Scrivila nei commenti: sarà un valore per tutti.

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Foto di PublicDomainPictures da Pixabay

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