Basta. Dopo anni di lavoro sulla formazione aziendale ho deciso che è venuto di sciogliere il bandolo della matassa. Io la formazione la voglio mettere a processo.

Perché?

Perché la formazione costa! Costa a chi la domanda è costa a chi la offre. Non c’è nulla che ripaghi un corso pensato, gestito e  fatto male.

Chi domanda la formazione la troverà inefficace, estenuante, non utile a risolvere problemi, una totale perdita di tempo che sarebbe potuto essere dedicato ad altro. Chi la offre passerà il tempo a rincorrere le esigenze del cliente, fare e rifare, mettere toppe, ridisegnare progetti.

Tutto questo, come dice in latino, cui prodest?

A nessuno. O meglio, giova a chi non vede nella formazione un valore per mantenere competitiva l’azienda.

E quindi?

Quindi io la formazione la voglio mettere a processo, davvero. Che vuol dire? Che vado dai carabinieri? Porto la formazione alla Corte Suprema? No, non intendo questo…

Fare attività formative, soprattutto a distanza, deve entrare nei processi aziendali.

Nel settore industriale esiste il WCM (World Class Manufacturing) , ossia un modello di gestione della produzione che elimina gli sprechi produttivi e in cui ogni azione ha valore in base all’incidenza economica: in breve, l’obiettivo è zero difetti, zero guasti, zero incidenti e zero scorte.

Nel mondo della formazione non esiste nulla del genere. Ciò non toglie che la creazione di un corso debba seguire un flusso governato con lo scopo di renderla redditizia per chi la chiede e per chi la costruisce.

Io voglio il WCM della formazione!

Sarà perchè in passato sono stato responsabile della qualità di tre società, ma questa cosa abbastanza comune di gestire “di pancia” i processi formativi proprio non mi va giù.

L’organizzazione di attività di formazione aziendale non può essere dipendente dal gusto estetico, dal mi piace-non mi piace, dal “metto una vella immaine qui che fa tanto relax”, non può essere opinabile, non può essere volubile tout court. Va incanalata in un flusso, vanno costruiti gli argini dentro cui deve muoversi e deve essere ben chiaro dove deve portare e in che modo: altrimenti è far tempestare in un bicchiere d’acqua!

Altro che zero sprechi…

Faccio un esempio. Praliamo di definire dei requisiti per un corso.

Sembra banale, ma non lo è. Non definire bene i requisiti è come entrare in un concessionario e dire “Voglio una macchina”. Il venditore non può far altro che rimanere a guardare con gli occhi sgranati nella consapevolezza che la giornata per lui avrebbe potuto esser migliore…

Ogni processo di formazione deve essere scrupolosamente pianificato, monitorato e rivisto periodicamente.

Come raccomandazione generale, frutto di qualche centinaio di ore di attività formative ormai realizzate, è essenziale essere chiari sullo scopo della formazione e del singolo corso che si vuole mettere su: questo riguarda sia chi domanda sia chi offre formazione. Ecco perché è importante che chi investe nell’e-learning sappia dove vuole andare e come, e che lo sappia anche comunicare, esattamente come chi entra in un concessionario deve avere a mente e sapere descrivere che tipo di macchina sta cercando, per cosa vuole usarla e quanto vuole spendere.

È importante che esista un esperto professionista a guida di un progetto formativo. In caso contrario, è dimostrato che le iniziative falliscono, perchè la gestione delle attività che dall’idea portano alla realizzazione e all’erogazione di in corso deve poggiare su solide competenze. Non dimentichiamo gli aspetti di team management…

Tempo e comunicazione

Tempo e comunicazione in formazioneCome in tutte le attività, l’aspetto più critico nella formazione è il tempo.

Non si butta via tempo se i requisiti iniziali sono stati ben fissati e chiari, anzi chiarissimi, e condivisi con tutte le persone che lavorerano per realizzare il corso. Quando dico “tutte”, non dico un po’ o solo quelle che sviluppano il corso, dico proprio tutte: con chi ha pensato al tema formativo, con chi deve costruire lo storyboard, con chi deve occuparsi delle grafica, con chi deve caricare il corso su piattaforma ecc.

La sostenibilità economica e il rispetto delle scadenze è garantita dall’interazione continua tra tutti i componenti della squadra che ha il compito di realizzare il corso: insieme riescono ad anticipare problemi e ad adattarsi a possibili cambiamenti in corsa. Ecco da dove dovrebbe partire il WCM della formazione…

In un progetto e-learning tutto dipende dalla comunicazione, sia nel processo di produzione sia nell’erogazione dell’attività formativa: non si può fare a meno di dichiarare subito quali saranno i canali di comunicazione per il team di lavoro (Skype? Mail? Incontri in azienda? Call conference?), quale sarà la politica di comunicazione, con quali persone comunicare.

6 passi per non perdersi dopo un minuto nella gestione di un corso

Dato che mi piace fare elenchi, mi permetto di suggerire alcuni punti di partenza per sopravvivere alla “tempesta formativa”.

  1. Selezionare i contenuti e definire come “trasformarli” per l’e-learning;
  2. scegliere come coinvolgere l’utente (tempi, obiettivi, modelli, risultati da ottenere, valutazione);
  3. definire quali tecnologie usare. Questo elemento condiziona gli aspetti pedagogici e la scrittura dello storyboard;
  4. definire come dovrà essere scritto lo storyboard, che caratteristiche dovrà avere per essere letto, condiviso e capito da tutti;
  5. definire gli aspetti economici, il budget a disposizione.
  6. individuare il team di lavoro e condividere le informazioni.

Mi fermo qui, perchè in realtà vorrei raccogliere opinioni e spunti di riflessione.

E tu? Come organizzi la tua formazione a distanza?

Vuoi approfondire l’argomento? Contattami 🙂

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A presto!

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